Marzo 2018
SETTIMANA SANTA
DIALOGO TRA IL PADRE CELESTE E UN FIGLIO PECCATORE
Saronno, primavera 2002
Questo bellissimo messaggio, ricco di immagini altamente spirituali espresse in un linguaggio mistico, fu ricevuto da Giulio circa tre anni prima dell’inizio delle apparizioni di Maria a Mazzo di Rho.
Rileggerlo in questi giorni della Settimana Santa ci può aiutare a comprendere meglio il significato profondo della sofferenza vissuta come strumento di santificazione, di glorificazione del nome di Dio e, nel caso di Gesù, di redenzione eterna.
Fin dalla tua infanzia ti ho amato come amo ogni mia creatura che mando nel mondo, e come un padre fa grandi progetti per un figlio che nasce, anch'io faccio grandi progetti sulla vita che si forma nel grembo di ogni donna.
La cosa che più mi sta a cuore è questa: questo figlio che nasce mi amerà? Sarà in grado di dimostrare che si può amare il proprio Dio senza condizione?
Il mio unico Figlio ha saputo dimostrare al mondo intero che si può donare se stessi solo ed esclusivamente per amore verso di me e verso ogni essere umano, questo mio Figlio è Gesù.
Ma di te mi chiedevo come posso essere certo che mi ama?
Nel mio grande amore non avevo dubbi, come non ho dubbi su ogni essere che nasce, sono certo che mi amerà.
Ma tu, Satana, che un tempo eri mio figlio, ma ora sei figlio della distruzione, continui a insinuare e a mettere in dubbio i motivi dell’amore dei miei figli.
Tu essere scellerato, hai perfino tentato il mio unico Figlio, quel Gesù che volevi tuo schiavo, ma egli ha dimostrato a tutto l’universo che tu sei un bugiardo, e il suo regno di giustizia ridarà all’umanità tutta la libertà dei figli di Dio.
Ma tu figliolo mio come potevo dimostrare che veramente mi amavi?
Solo facendoti tentare da colui che usa il male per distruggere le mie creature. Nella sua pazzia non si rende conto, che ciò che è male io posso santificarlo, la sofferenza che usa io la posso trasformare in strumento di santità.
Nel caso di mio Figlio, il morso al calcagno è stato strumento di redenzione perchè proprio quel calcagno lo sconfiggerà.
Ma come un padre è vicino a un figlio malato, lo tiene per mano, lo accarezza, gli asciuga il sudore e soffre con lui, io ero vicino a te e aspettavo. E tu giorno per giorno mi meravigliavi: quando veniva distrutta ogni traccia di innocenza, veniva calpestato ogni tuo diritto alla dignità umana tu mi sorridevi.
Sebbene in te fosse presente il peccato, come è presente in ogni essere umano, mi chiedevo: se la causa del peccato sta distruggendo ogni angolo di questa mia creatura, perchè il suo cuore no? Perchè il suo cuore cresce sempre di più? Perchè tu Satana non riesci a strappare questo cuore?
E il tempo passava, tu figlio mio crescevi, e io lasciavo che tu venissi tentato da ciò che di più meschino esiste al mondo.
Mi preoccupavo: come può questo figlio assaggiare il veleno del mondo e non essere avvelenato? E tu dopo aver assaggiato vomitavi tale sporcizia e venivi a buttarti tra le mie braccia.
Ma ora basta! Hai dato prova di essere un mio figlio fedele, riconosco in te la mia impronta ... Ma forse, se fosse tentato nel corpo, non potrebbe vacillare? Allora il Serpente ha infilzato i suoi denti aguzzi.
La mia apprensione era grande, ma tu tra le urla di dolore invocavi il tuo padre celeste, lo chiamavi al tuo capezzale, non per essere liberato dal dolore, ma per stringermi la mano. Allora mi chiedevo: come posso rimediare al male che il Nemico del mio amore ha fatto? Come potevo mostrarti tutto il mio amore?
Volevo ricompensarti perchè nel tuo piccolo hai partecipato alla diffusione del regno di Cristo basato sull’amore.
Ma nei tuoi occhi lucenti di lacrime scorgevo un desiderio immenso, la voglia di amare, la voglia di donarsi agli altri.
Il mio cuore batteva perchè non riuscivo a contenere il mio affetto. Satana era ormai lontano, anche se era pronto per ripropormi altre avversità. Il mio cuore non poteva più sopportare, ma tu mi ripetevi: ho promesso di donarmi anche nella sofferenza purchè serva alla santificazione del tuo nome, e allora ho pensato non c’è cosa più bella che regalargli una madre.
Nei tuoi occhi tristi ci fu una scintilla di luce che esprimeva il tuo grande grazie. Ti donai la Madre di mio Figlio, al suo grande amore lui affidò tutta l’umanità.
Tu mi hai stupito e stordito quando nel profondo del tuo cuore vidi una luce a me familiare, una grande luce che racchiudeva i colori che circondano il mio trono di gloria. La tua risposta al mio sguardo di padre incuriosito fu: la madre di tuo Figlio io l’ho sempre amata, ha guidato il mio cammino, con lei non ho sentito la mancanza di una madre perchè in lei c’era tutta la pienezza di grazie.
Non potevo che gioire, e chiedermi: non posso più rammaricarmi di aver creato l’uomo, perchè sebbene il peccato avesse distrutto la perfezione nelle mie creature, grazie al sacrificio di mio figlio morto sulla croce, l’uomo è stato riscattato e ritornerà ad essere in armonia col mio amore.
Ma a te figlio mio cosa posso dare?
Allora aspettai una tua risposta, ma tutto fu immerso in un grande silenzio, un silenzio che io riconosco essere il silenzio d’amore e adorazione.
Ti ripetevo cosa posso fare per te figlio mio? Ma dal tuo cuore usciva un profumo soave a me gradito, simile al profumo d’incenso; allora mi sono ritirato nei cieli, mi sono seduto al centro del mio trono, mi sono stretto alle due persone simili a me, abbiamo formato quell’unità perfetta che permette a tutto l’universo di esistere e abbiamo assaporato la tua adorazione.
Questo testo ci rivela alcuni aspetti molto significativi dell’esperienza spirituale di Giulio. Quando fu trasmesso, Giulio udì semplicemente una “voce” maschile che parlava ma non vide alcuna immagine sensibile.
Fin da piccolo aveva vissuto l’esperienza del mondo soprannaturale: spesso si svegliava di notte completamente legato con le lenzuola intrecciate in tanti minuscoli nodi. La visione di persone decedute e la manifestazione di angeli e di demoni erano all’ordine del giorno. Così come frequente era la visione di Gesù che si materializzava al momento della consacrazione del pane e del vino durante la Messa. Più rare, in questo periodo, le manifestazioni di Maria, mentre quasi quotidiane quelle dei tre arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele.
Inizialmente si manifestavano presso la chiesetta di San Giovanni Battista che sorge a Campagna in Corso Umberto I, proprio di fronte alla casa in cui Giulio è nato e abitava da piccolo. Dato che si presentavano vestiti con una lunga tunica color nocciola chiaro, inizialmente Giulio pensava si trattasse di tre preti, solo col tempo capì chi erano veramente questi tre personaggi.
In seguito cominciarono ad apparirgli in casa, il mattino presto: due si fermavano più indietro e uno si avvicinava al letto per dare un insegnamento. Parlava solo quello più vicino, mentre gli altri due osservavano in silenzio. Gli argomenti erano sempre di natura spirituale e riguardavano il significato profondo dei vari aspetti della fede e della vita quotidiana. Fin verso i sei, sette anni, Giulio era convinto che tutto ciò fosse “normale” e che tutti vivessero esperienze simili.
In merito al presente messaggio, si tenga presente che Giulio ha sempre affermato di percepire la figura del Padre come quella più “umana” e a lui vicina tra le tre Persone della Santissima Trinità, e il rapporto col Padre è sempre stato per lui particolarmente intimo e “familiare”.
Il testo inizia parlando dei grandi progetti che Dio fa su ogni creatura che manda nel mondo, sulla sua preoccupazione di capire se questa creatura lo amerà o meno, e se sarà in grado di farlo non per vile interesse ma in modo incondizionato.
A questi sentimenti divini di paterno amore e fiducia, si contrappone la grande perfidia di Satana che, come nel caso di Giobbe, compie una duplice nefasta opera: da un lato screditare l’autenticità dell’amore e della lealtà delle creature verso Dio, accusando gli uomini di compiere il bene solo per vile interesse, dall’altro sfigurare l’immagine di Dio agli occhi degli uomini, accusandolo di essere la causa prima di tutto il male e di tutta la sofferenza che c’è nel mondo.
La disponibilità di Giulio a un percorso di amore e di sofferenza (la corona bianca e quella rossa) lo ha condotto, nelle varie epoche della vita, a misurarsi con grandi prove e difficoltà di ordine fisico (malattie strane e insensibili ai farmaci), morale (avversioni e calunnie di ogni genere sia nella fase cattolica che in quella di Testimone di Geova), affettivo (con grandi difficoltà e incomprensioni sia nella famiglia di origine che nella propria) e materiale (come difficoltà economiche e pratiche di vario tipo).
Alla luce di questo messaggio si comprende il significato profondo di tutte queste prove. Di fatto, esse non riuscirono mai a intaccare la relazione di fiducia e di amore di Giulio verso Dio, ma servirono a purificarne la qualità e aumentarne l’intensità.
La parte finale del messaggio parla del dono di Maria come Madre e, secondo la spiegazione data dallo stesso Giulio, questa esperienza si è realizzata con l’inizio delle apparizioni di Mazzo.
Veramente profonda la conclusione del messaggio che, in un linguaggio mistico di grande intensità, descrive la composizione di quell’unità perfetta delle tre Persone divine che permette all’intero universo di esistere, mentre i Tre assaporano l’adorazione di un cuore colmo di amore che sale al trono di Dio come profumo d’incenso.
Mentre ci prepariamo all’annuncio della risurrezione di Cristo nella grande veglia pasquale di questa sera, la meditazione di questo messaggio, che riassume l’esperienza di una vita marchiata dal fuoco dell’amore e della sofferenza al servizio di Dio, ci aiuti a contemplare la grandezza di ciò che Gesù ha fatto per ognuno di noi, la sua fedeltà assoluta al piano di salvezza di Dio e il suo amore infinito per gli uomini.
A conclusione di questa meditazione pasquale, il brano finale del romanzo Giuda di Lanza del Vasto. La domanda rivolta alle donne recatesi coi profumi al sepolcro, “chi cercate?”, e l’annuncio che “la spina è rifiorita”, sono il nostro augurio di Pasqua in Cristo Gesù nostro Salvatore per ognuno di voi e per le vostre famiglie.
Un caro saluto a tutti!
p. Associazione Sposa di Sion
il presidente
Angelo Ansalone
Donne, chi cercate? Gesù il Nazareno?
Venite e vedete: non è qui.
Donne chi cercate? Il Nazareno crocifisso?
L’odore delle viole intenerisce il magro bosco, venite e vedete.
La pietra è muta, la tomba è vuota, venite e vedete: non è qui.
La voce della tortora è ritornata sulla nostra terra.
Donne non piangerete più sul volto chiuso come un lago ghiaccio.
La spina è rifiorita. Non bacerete più le piaghe. La spina è rifiorita.
Venite e vedete, non è qui, è risorto.
Alleluia!