Il profumo della misericordia
Messaggio per le persone omosessuali - 2 aprile 2009
Cari figli,
sono stata mandata nel mondo per alimentare quel fuoco d'amore acceso da mio Figlio. Continuamente egli tende le sue mani forate dai chiodi all'umanità sofferente, ma gli uomini le riempiono d’ipocrisia, continuando così a ripiantare nelle sue mani ferite quei chiodi così dolorosi e ormai arrugginiti.
Eppure, mio Figlio tutto sopporta, perché ha provato la sofferenza che attanaglia l'umanità e di fronte a tale sofferenza continua ad arrendersi, non potendo far altro che aprire le sue mani dolenti per far sentire il profumo della sua misericordia.
E voi, figli cari, quante volte avete provato il frutto del disprezzo, e non c'è disprezzo peggiore di quello accompagnato dall'ipocrisia.
Ma io vi invito: venite sotto il mio manto e io vi porterò, attraverso un percorso sofferto e risanante, verso Gesù, quell'uomo che nel suo grande, profondo e incommensurabile amore, non può dimenticare nessun essere venuto al mondo.
Nel suo cuore che palpita, riscalda e disseta, c'è posto per chi cade ai suoi piedi. Egli sente il palpito del cuore di tutti gli esseri venuti al mondo. Anche se materialmente di essi non esiste più nulla, essi sono comunque presenti nel suo cuore, pronti a rivivere non più nella sofferenza ma nella gioia. Venite con me e andiamo verso la croce di mio Figlio, egli vi aspetta per abbracciarvi. Vi porto il suo sorriso.
Sal 38 (37), 9-13:
Sfinito e avvilito all’estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, è davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito non ti è nascosto.
Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano,
non mi resta neppure la luce degli occhi.
I miei amici e i miei compagni
si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita,
quelli che cercano la mia rovina tramano insidie
e tutto il giorno studiano inganni.
Questo messaggio fece seguito a una serie di colloqui con persone, tra cui anche vari sacerdoti, in stato di profonda sofferenza a causa del loro orientamento omosessuale. In esso si parla del Figlio di Dio che, avendo provato personalmente la sofferenza che attanaglia l'umanità, non può non accogliere queste persone sofferenti per far sentir loro il “profumo della sua misericordia”. Un severo rimprovero, invece, è rivolto all'atteggiamento ipocrita di quanti continuano a deridere e a giudicare senza minimamente sforzarsi di comprendere il dramma di certe situazioni umane.
“Il dramma dell’omosessuale religioso - ha scritto M. Eck – sta nella convinzione di trovarsi in uno stato permanente di peccato per il solo fatto di essere omosessuale. Anche se è riuscito a non considerare più la sua omosessualità in sé peccaminosa, è convinto di non poter vivere la propria vita senza cadute. Ma chi può vantarsi di vivere senza peccato?” (M. Eck, L’omosessualità, Borla, Torino 1967, p. 268).
Molto spesso le persone che vivono la condizione dell’omosessualità o della transessualità, vivono in uno stato di profonda angoscia interiore e di solitudine esistenziale (non a caso il messaggio si conclude col riferimento a questa parte del Salmo 38). Pertanto, in questo ambito, compito primario della comunità cristiana è di non discriminare ulteriormente queste persone, ma di favorire percorsi di accoglienza e di accompagnamento, finalizzati ad un’autentica crescita umana.
Solo un clima di amore, concretamente espresso attraverso atteggiamenti di stima, di comprensione e di rispetto, può conseguire un simile risultato.