Giorno di vittoria della Luce sulle Tenebre
Secondo messaggio di san Michele - 8 giugno 2007
Io sono uno degli angeli che stanno sempre al cospetto di Dio e che osservano, ammirano e adorano la bellezza del suo volto. Possiedo le catene per tenere incatenati Satana e i suoi angeli ribelli.
Sono presente in questo luogo in modo particolare, e oggi vengo a voi per chiedere la vostra conversione.
Il volto di Dio è sfregiato dai peccati dell'umanità, peccati che nutrono le forze del male. L'umanità viene sempre più stretta in una morsa che, se non fosse per il sacrificio di Gesù, sarebbe una stretta mortale. Siete incoraggiati dalla Madre di Dio che, prendendovi per mano, vi indica il cammino per collaborare con maggior forza e impegno alla sconfitta di Satana. Ella vi esorta ad una partecipazione frequente all'Eucaristia e alla recita del santo Rosario.
Pregate per la Chiesa e per il papa, fatelo in modo particolare il 2 di ogni mese. Io farò sentire in modo particolare la mia presenza l'8 di ogni mese, affinché questo luogo ridiventi luogo di pentimento e di conversione. Sarà un giorno di vittoria della luce sulle tenebre.
In particolare, l'8 giugno di ogni anno sarà un giorno memorabile per manifestare la nostra fede nella promessa di Gesù circa la vittoria totale del suo regno su quello delle tenebre. In futuro avrete prove sempre più tangibili della mia presenza in questo luogo.
Questi due messaggi sono stati ricevuti da Giulio nel corso di due distinte veglie di preghiera. Il primo messaggio, in occasione della veglia del 17 marzo 2007 nella chiesa di San Michele in Rho, in cui l'Arcangelo apparve alla sinistra dell'altare centrale. Il secondo, durante la veglia dell'8 giugno 2007, in un’altra località storica del culto micaelita in Italia (per ora non indicata in ossequio alla volontà dei responsabili del luogo).
Come sappiamo, san Michele Arcangelo, nome che in ebraico significa “Chi come Dio?”, è l’espressione della vittoria di Gesù Cristo su Satana e sugli altri spiriti ribelli. Ciò, a qualcuno, potrebbe sembrare ingenuo, superstizioso e anacronistico, ma, in realtà, esprime un dato costante della divina Rivelazione:
“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il Serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli” (Ap 12,7-9).
Al capitolo 6 della Lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo descrive la battaglia spirituale dei discepoli di Cristo contro “i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12). Le citazioni bibliche potrebbero moltiplicarsi, infatti molti testi biblici parlano dell'esistenza di oscuri spiriti maligni che operano per la distruzione del mondo. Come la Chiesa ha interpretato questo dato?
Una risposta esauriente a questa domanda è il discorso di papa Giovanni Paolo II alla popolazione di Monte Sant'Angelo (Foggia), in occasione della visita pastorale del 24 maggio 1987:
«Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi all'ombra di questo santuario di San Michele Arcangelo, che da quindici secoli è meta di pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano mettersi alla sequela di Cristo, per mezzo del quale “sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà” (Col 1,16).
A questo luogo, come già fecero in passato tanti miei predecessori nella cattedra di Pietro, sono venuto anch'io per godere un istante dell'atmosfera propria di questo santuario, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare l'Arcangelo san Michele, perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un'autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti.
Fin da quando papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla dedicazione della grotta delle apparizioni dell'Arcangelo san Michele a luogo di culto e vi compì la sua prima visita, concedendo l'indulgenza del “Perdono angelico”, una serie di romani Pontefici si mise sulle sue orme per venerare questo luogo sacro. Tra essi si ricordano Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano VI, Gregorio IX, san Pietro Celestino e Benedetto IX. Anche numerosi santi sono venuti qui per attingere forza e conforto. Ricordo san Bernardo, san Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'abbazia di Montevergine, san Tommaso d'Aquino, santa Caterina da Siena. Tra queste visite è rimasta giustamente celebre ed è tuttora viva quella compiuta da san Francesco d'Assisi, che venne qui in preparazione alla Quaresima del 1221. La tradizione dice che egli, ritenendosi indegno di entrare nella grotta sacra, si sarebbe fermato all'ingresso, incidendo un segno di croce su una pietra. Questa viva e mai interrotta frequentazione di pellegrini illustri ed umili che, dall'alto Medioevo fino ai nostri giorni, ha fatto di questo santuario un luogo di incontro, di preghiera e di riaffermazione della fede cristiana, dice quanto la figura dell'Arcangelo Michele, che è protagonista in tante pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, sia sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della sua celeste protezione: di lui, che viene presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei Demoni.
Leggiamo nell'Apocalisse: “Allora avvenne una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone. Il dragone combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel cielo. Il grande dragone, il Serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (Ap 12,7-9). L'autore sacro ci presenta in questa drammatica descrizione la vicenda della caduta del primo angelo, che fu sedotto dall'ambizione di diventare “come Dio”. Di qui la reazione dell'Arcangelo Michele, il cui nome ebraico “Chi come Dio?”, rivendica l'unicità di Dio e la sua inviolabilità. Per quanto frammentarie, le notizie della Rivelazione sulla personalità ed il ruolo di san Michele sono molto eloquenti. Egli è l'Arcangelo (Gd 1,9) che rivendica i diritti inalienabili di Dio. È uno dei principi del cielo eletto alla custodia del Popolo di Dio (Dn 12,1), da cui uscirà il Salvatore. Ora il nuovo popolo di Dio è la Chiesa. Ecco la ragione per cui essa lo considera come proprio protettore e sostenitore in tutte le sue lotte per la difesa e la diffusione del regno di Dio sulla terra. È vero che “le porte degli inferi non prevarranno”, secondo l'assicurazione del Signore (Mt 16,18), ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno. In questa lotta, l'Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che “come leone ruggente va in giro cercando chi divorare” (1Pt 5,8). Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima, non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche l’effetto dell'azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo, che san Paolo non esita a chiamare “il dio di questo mondo” (2Cor 4,4), in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all'apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni. Per questo l'apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di Èfeso a rivestirsi “dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria” (Ef 6,11-12). A questa lotta ci richiama la figura dell'Arcangelo san Michele, a cui la Chiesa sia in Oriente che in Occidente non ha mai cessato di tributare un culto speciale. Come è noto, il primo santuario a lui dedicato sorse a Costantinopoli per opera di Costantino: è il celebre Michaelion, a cui fecero seguito in quella nuova capitale dell'Impero altre numerose Chiese dedicate all'Arcangelo. In Occidente il culto di san Michele, fin dal V secolo, si era diffuso in molte città come Roma, Milano, Piacenza, Genova, Venezia e, tra tanti luoghi di culto, certamente il più famoso è questo del Monte Gargano. L'Arcangelo è rappresentato sulla porta bronzea, fusa a Costantinopoli nel 1076, nell'atto di abbattere l'infernale dragone. È questo il simbolo col quale l'arte ce lo rappresenta e la liturgia ce lo fa invocare. Tutti ricordano la preghiera che anni fa si recitava al termine della santa Messa: “Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio”; tra poco, la ripeterò a nome di tutta la Chiesa».
Se da questo interessante discorso del Papa passiamo a dare un'occhiata ai testi del concilio Vaticano II su questo tema (cf. Lumen Gentium, 5. 16. 35. 48. 63; Sacrosanctum Concilium, 6; Gaudium et Spes, 2. 13. 22. 37; Ad Gentes, 3. 9. 14, nota 19; Dignitatis Humanae, 11), e al Catechismo della Chiesa Cattolica (cf. nn. 309-314; nn. 391-395; n. 550; nn. 2850-2854), noteremo subito che la Chiesa prende molto sul serio le affermazioni sull'esistenza e i pericoli derivanti dall'azione perversa dei demoni: “Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene” (Gaudium et Spes, 37b). La Chiesa bizantina celebra l'8 novembre la “Sinassi (assemblea festiva) dei Principi degli angeli Michele e Gabriele e delle altre Potestà incorporee”, istituita dall'imperatore Costantino nel santuario denominato Michaelion, nei pressi di Costantinopoli. Questa festa, presente anche nel Calendario slavo e rumeno, celebra la concordia e l'unione degli angeli santi contro Lucifero e le sue schiere e la vittoria contro Satana. L'8 maggio ricorre anche la memoria della prima apparizione di san Michele sul Monte Gargano nel 490 d.C. Per queste ragioni l'Associazione Sposa di Sion, ogni 8 del mese propone una serata di preghiera in onore di san Michele, per promuoverne la conoscenza e favorirne la devozione al fine di dare aiuto a tante persone afflitte da mali spirituali che, spesso disperate, incontriamo sul nostro cammino. Possiamo concludere questa riflessione ricordando l'importanza che le apparizioni di san Michele ebbero nella vita di santa Giovanna d'Arco, secondo la testimonianza da lei resa dinanzi ai giudici che la processarono:
“Fu Michele che vidi innanzi ai miei occhi e non era solo, ma accompagnato da angeli del cielo. Li ho visti con i miei occhi corporali così bene come vedo voi. E quando mi lasciarono piansi e avrei voluto che mi portassero con loro...
- Quale aspetto aveva Michele quando vi è apparso? Era nudo?
R) Pensate che Dio non abbia di che vestirlo?
- Aveva dei capelli?
R) Perché avrebbero dovuto tagliarglieli?
- Aveva una bilancia?
R) Non ne so niente. Provo una gran gioia quando lo vedo”.
(R. Pernoud, M. Clin, Giovanna d'Arco, Città Nuova, Roma 1987, p. 150).